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La salita ai crateri sommitali: ecco come i giovani del 1700 imparavano a “vivere”.

Articolo di Michela Costa
«Un uomo che non sia stato in Italia sarà sempre cosciente della propria inferiorità, per non avere visto quello che un uomo dovrebbe vedere». Così scriveva Samuel Johnson riferendosi all’importanza che, nella cultura di un giovane di buona famiglia del 1700, rivestiva la conoscenza del patrimonio artistico, naturale e culturale dell’Italia e dell’Europa intera. Si cominciava così a diffondere il Grand Tour,un lungo viaggio educativo in giro per l’Europa molto diffuso tra il 1700 e il 1800 che i giovani intellettuali delle famiglie aristocratiche avevano l’abitudine di intraprendere.
Il Grand Tour poteva essere considerato come una specie di viaggio d’iniziazione alla vita adulta che aveva lo scopo di completare la formazione universitaria dei giovani che, viaggiando, imparavano a conoscere la cultura, la politica e l’arte delle civiltà europee. Per le sue inestimabili bellezze naturalistiche, i fenomeni vulcanici, le contraddizioni dei suoi paesaggi e della sua terra in perenne mutamento e la dura salita al cratere, l’Etna era considerata tappa fondamentale del Grand Tour. Dumas, Maupassant, Goethe, Houel, Brydone, e tanti altri furono i personaggi illustri del panorama culturale europeo che, ispirati dalla bellezza del vulcano, sentirono la necessità di confrontarsi con l’Etna, sia per scopi di ricerca scientifica, sia per un richiamo più romantico legato a un senso di timore e a un forte coinvolgimento emotivo. L’ascesa ai crateri sommitali era un’impresa di gran lunga più complicata rispetto ai giorni nostri: una vera e propria sfida alle forze della natura in cui l’Etna mostrava il suo volto più inquietante e allo stesso tempo più affascinante, per via del suo terreno impraticabile dove solo i più audaci osavano avventurarsi. L’ascesa ai crateri richiedeva, a quel tempo, una complessa organizzazione: l’escursione durava in media quattro giorni e non vi erano ovviamente né impianti, né strade asfaltate, né rifugi dove trovare riparo o mezzi idonei alla salita su roccia vulcanica.
L’unica possibilità era quella di salire a dorso di mulo ingaggiando una guida presso il paese di Nicolosi, l’ultima tappa da cui organizzare l’ascesa. Da qui iniziava il percorso più difficile in cui allo sforzo fisico si affiancava una progressiva introspezione. Si partiva generalmente nel pomeriggio per raggiungere in serata la Grotta delle Capre dove i viaggiatori si accampavano per riposare. A mezzanotte si riprendeva il viaggio per affrontare il tratto più impervio, desertico e freddo di tutto il percorso. Se non si verificavano imprevisti, alle prime luci dell’alba, si poteva coronare il sogno di ogni viaggiatore dell’epoca: conquistare la montagna sacra, la colonna del cielo. Le imprese di quell’epoca rivestono un fascino molto romantico ma decisamente anacronistico rispetto ai giorni d’oggi in cui siamo abituati a raggiungere il tetto del Mediterraneo in tutta sicurezza e comodità: oggi, infatti, è possibile vivere in maniera molto più semplice e immediata quell’esperienza unica e irripetibile tanto sognata e attesa dai viaggiatori del Grand Tour. Il turista che volesse cimentarsi nella salita ai crateri potrà percorrere il primo tratto con la Funivia dell’Etna fino a quota 2500 e per un altro tratto con speciali fuoristrada che lo porteranno fino a 2900 metri di quota. Da qui, accompagnato da guide autorizzate, potrà proseguire fino in cima compiendo un dislivello di circa 400 metri. L’accessibilità del percorso nulla toglie, però, al fascino del panorama che, una volta in cima, si potrà ammirare: un paesaggio lunare e desertico dove il forte odore di zolfo contribuisce a creare un’atmosfera fuori dal comune.
A man who has never been in Italy will always be aware of his own inferiority for not having seen what a man should see». So wrote Samuel Johnson referring to the importance that the knowledge of the artistic, natural and cultural heritage of Italy and Europe was used to have in the culture of a young man of a good family in 1700s. For this reason began to spread the Grand Tour, a long educational journey around Europe that young intellectuals of aristocratic families used to undertake between 1700s and 1800s. The Grand Tour could be considered as a kind of initiation journey into adult life and its purpose was to complete the university education of young people who learned about the culture, politic and art of Europe.
Because of its natural beauties, the volcanic phenomena, the contradictions of its landscapes always in changing and the hard climb up to the crater, Etna was considered a fundamental stop of the Grand Tour. Dumas, Maupassant, Goethe, Houel, Brydone and many others were the famous people of the European cultural scene that were inspired by the beauty of the volcano and felt the need to deal with Etna, both for scientific reason and for a romantic point of view such a sense of fear and a strong emotional involvement. The ascent to the craters was a far more complicated undertaking than today: a real challenge to the forces of nature in which Etna showed her most disquieting and at the same time most fascinating face, because of its impracticable terrain where only the most daring dared to venture.
Climbing Mount Etna, at that time, required a complex organization: the excursion lasted on average four days and there were obviously no cableway, or paved roads, or huts or transports for climbing on volcanic rock. The only possibility was to travel on the back of a mule accompanied by a local guide from Nicolosi, the last village where it was possible to organize the climb. From this point it began the real difficult journey because of both the physical effort and the progressive spiritual introspection. They usually left in the afternoon to reach Grotta delle Capre in the evening. Here, travelers used to have a rest.
Around midnight they usually resumed the climb and faced up to the most impervious, desert and cold part of the entire route. If no unexpected events had occurred, at the first light of dawn, the dream of every traveler could be reached: to conquer the sacred mountain, the column of the sky. The efforts of that time have a very romantic but surely anachronistic fascination if compared to the present, when we can reach the roof of the Mediterranean in complete safety and comfort: now, in fact, it is possible to enjoy the unique and unrepeatable experience so much dreamed and awaited by the Grand Tour’s travelers in a very simple way. Who wants to try the climb to the summit craters can take the Funivia dell’Etna up to 2500 meters of altitude and then with special off-road jeep, reach 2900 meters. From here, together with authorized guides, they can arrive to the top overcoming a difference in height of about 400 meters. The accessibility of the route does not detract, however, from the charm of the panorama that, once on the top, everyone can admire: a lunar and desert landscape where the strong smell of sulfur contributes to create an atmosphere out of the ordinary.
- Euro Etna Tourism
- Etna Excursion
- Guide Vulcanologiche Etna Nord
- Etna Hiker
- Funivia dell’Etna
- Gruppo Guide Etna Nord
- Etna Tribe
- AitneMed
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